15 aprile 2009

Monte Redentore: "ma sedendo e mirando, interminati spazi di là da quella, e sovrumani silenzi, e profondissima quiete.."



Salire fino all’ultimo gradino del mondo, quasi avere il cielo a portata di dito. Volgere lo sguardo all’intorno e realizzare quale intensità di azzurro compenetra il nostro corpo. Poi « sedendo e mirando, interminati spazi di là da quella, e sovrumani silenzi, e profondissima quiete ». Un incantesimo che incatena l’animo di chi ama sollevarsi da terra, sfidare la durezza delle rocce e incamminarsi verso l’alto, in una dimensione parallela alla nostra, quasi estatica..

Infilate gli scarponi, voglio portarvi in montagna. Ma non su una montagna qualsiasi. Il viaggio ha come meta il Monte Redentore, a quota 1252 m s.l.m., dove s.l.m. sta per ‘sul livello del mare’ e mai come in questo caso l’espressione cade a pennello. La vetta, infatti, offre uno spettacolo degno del miglior attico: una terrazza che affaccia sul mare del Golfo di Gaeta ed abbraccia il tratto di Mar Tirreno che si estende dal Promontorio del Circeo e le Isole Pontine fino al Vesuvio. E’ l’unione della montagna con il mare che rende questo luogo molto speciale. Ci troviamo a Maranola, frazione di Formia, una cittadina in provincia di Latina. L’attributo ‘Redentore’ fa riferimento alla presenza della statua del Cristo, dalle fattezze simili a quelle del Cristo di Rio de Janeiro.

Il percorso può iniziare percorrendo un antico tratturo che si diparte direttamente da Maranola oppure scegliendo di parcheggiare l’auto nei pressi del rifugio di Pornito per poi iniziare a salire lungo un sentiero delimitato da staccionata. Già qui, possiamo scorgere il profilo della cima e la sottile figura del Cristo. Fin da subito, ci si perde con lo sguardo nel vallone che si apre immenso appena sotto di noi. La roccia calcarea caratterizzata tra un costone e l’altro da alcune chiazze di vegetazione, come tocchi casuali di colore, figli di un disegno ben preciso, presenta un ambiente fascinosamente duro e inospitale, quasi arido, dove non è raro incontrare pastori con le pecore al seguito. Si prosegue per un sentiero che corre lungo le fitte insenature della montagna e ad un tratto ci appare sulla destra in tutta la sua suggestività uno sperone di roccia che fa capolino nel vuoto, rimanendo in bilico. Da qui, se abbiamo fortuna, possiamo beccare in volo qualche esemplare di falco pellegrino o di corvo imperiale, che nidificano proprio tra le pieghe della roccia calcarea.

Ci aspetta ora un tratto impegnativo che richiede di zigzagare sempre più ripidamente su per la montagna: il pezzo di cammino meno amato dagli escursionisti in mountain bike. Nel salire, lasciamo per un attimo il sentiero tracciato per un breve fuoripista: qui barcamenandosi tra una roccia e l’altra, si può raggiungere la figura in gesso di una Madonna disposta a picco sulla valle. Tutt’intorno, un vuoto da far venire le vertigini.

Finalmente, a rinfrancarci dalla fatica, ecco la piccola Chiesa di San Michele Arcangelo che, come un diamante incastonato in un anello, mostra solo una facciata di pietre, dietro la quale si nasconde la cavità naturale ospitante il corpo dell’edificio. La chiesetta viene aperta alla fine di giugno per accogliere la statua del santo, portata in processione da Maranola, frazione di Formia.
Alzando lo sguardo verso le maestose e spigolose pareti rocciose che sovrastano la cappella, scendono a mo’ di pioggia freschi goccioloni d’acqua, la stessa che sgorga dalla sorgente poco distante. Ma non siamo ancora giunti alla meta. Si sale ancora con tutto il panorama roccioso che fa da testimone ed uno specchio d’acqua che si inizia a intravedere tra le montagne.

La vetta è ormai vicina. Fuori dal sentiero principale, possiamo disporci in bilico su un cornicione naturale di roccia, dove complici il vuoto e le pareti rocciose a picco, acquistiamo la sensazione di dominare tutta la valle e le montagne sotto di noi con un pizzico di onnipotenza: un belvedere vertiginoso che richiama il cuore in gola.

Ripreso il sentiero principale, un ultimo sforzo ci conduce sulla vetta. Ad accoglierci le braccia protese del Cristo Redentore ed uno scenario incantevole in cui è il mare ai nostri piedi a farla da padrone. Gaeta pare avere la fisionomia di una tartaruga che dorme placida con la testa fuori dal guscio, in mezzo alle acque. Se poi il sole ha lasciato il posto alle nuvole, lo spettacolo non è da meno. Potremo osservare solo le punte delle montagne circostanti avvolte dalla nebbia soffice o le ‘passeggiate’ che le nuvole compiono per spostarsi. Qui non è difficile sentirsi al di sopra del mondo e a un palmo di naso dal cielo. Trasportati in un’altra dimensione che ci tiene staccati dalla terra, ma che, nel contempo, ci da conferma del potere estasiante della natura. Davvero un’esperienza dei sensi.



Go up to the last rung of the world, have almost the heavens at your fingertips .. put the boots, I want to bring in the mountains. The journey is the destination Monte Redeemer, at 1252 m above sea level: a terrace overlooking the sea in the Gulf of Gaeta and encompasses the stretch of the Tyrrhenian Sea, which extends from the Circeo Promontory and the Pontine Islands to Vesuvius. We are a Maranola, Formia fraction, a small town in the province of Latina.

The path may start taking an old Tratturo which departs from Maranola or choosing to climb along a trail bordered by a little more about the fence. Continue on a path that runs along the deep inlets of the mountain. Hence, if we have luck, we can peck somewhere in flight sample hawk or raven, which nest among the folds of limestone.

It expects a challenging stretch that requires ever more steeply zigzag up the mountain. Finally, to strengthen the effort, here is the little Church of San Michele Arcangelo, which shows only a facade of stone, behind which hides the natural cavities of the host body. The majestic cliffs and corners overlooking the chapel, fall as rain goccioloni fresh water, the same that flows a short distance from the source. Go up again with all the rocky landscape that serves as a witness and a body of water you start to see the mountains.

The summit is near. Taken over the main path, a final push us on the summit. Welcome to the arms of Christ the Redeemer and a beautiful scenery where the sea is at our feet lead the way boss. If the sun has given way to clouds, the show is no exception. We will see only the tips of mountains shrouded by fog soft or 'walks' that make the clouds move. Here it is not difficult to feel above the world and a hand to the nose from the sky.

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